Doveva essere così: ma cosa
É tutto questo scrivere domandandosi
I compagni lì circostanti i guardiani
Dell'omino indubbiamente nevrotico
E parecchio sulle sue nelle apparenze
A incurvarsi molto più che già non fosse
Sopra i quaderni tranne l'ora dell'aria
Che figurarsi a Turi com'era pura
E gli esercizi del corpo in prigione
Unica quotidiana religione.
È semplicemente per dirti
Come la storia dei libri indossa il più delle volte
Abiti dai gomiti lisi e colui
Al quale condiscendenti irridiamo
Coltiva nell'augusta solitudine la mente . . .
Chi mai e io che ti parlo tanto meno
Nell'anno millenovecentotrentasette poteva
Ben al di qua della tua èra suppore
Quel pessimismo d'intelligenza nell'imperiale clangore
La volontà protesa quando muore.
(From Giovanni Giudici, Poesie: 1953-1990. Milano: Garzanti, 1991) [END PAGE 12]
This is how it must have been: but why
All this writing his puzzled companions there
Guards standing by
Of the small man undoubtedly neurotic
And very intent in all appearance
To be bending much more than usual
Over notebooks except in the hour taking air
At Turi just imagine how pure
And physical exercise in prison
The only daily religion.
This is simply to tell you
How the history of books in most cases puts on
Suits frayed at the elbows and he
At whom condescendingly we smile
Cultivated in august solitude his mind . . .
Whoever, and I, speaking to you, even less,
Could, in the year nineteen hundred and thirty-seven,
Have imagined, long before your time,
That pessimism of the intellect in the imperial clangor,
The will outstretched when he died.
Translated by John P. Welle