idee ipotesi per la costituzione della sezione italiana della International Gramsci Society
È possibile una ripresa di studi gramsciani in Italia?
La pubblicazione degli Scritti di economia politica, a cura di F. Consiglio e F. Frosini (introd. di G. Lunghini), Bollati, 1994 e dell'annunciata nuova edizione dei testi sulla Questione meridionale a cura di F. Biscione; di Gramsci e l'Italia, a cura di R. Giacomini, D. Losurdo e M. Martelli, La città del sole 1994, di Gramsci in Europa e in America con introduz. di E. Hobsbawm a cura di A. Santucci, Laterza 1995; la pubblicazione a giorni di Gramsci e il progresso intelletuale di massa, a cura di G. Baratta e A. Catone, Unicopli 1995 e dell'imminente Aggiornamento alla Bibliografia gramsciana, a cura di J. Cammett e M. L. Righi, la preparazione da parte di Aldo Natoli dell'epistolario A. Gramsci - T. Schucht e da parte di F. Consiglio e F. Frosini di una ampia antologia su Filosofia-politica- economia dai Quaderni, sono dati di rilievo.
Nei prossimi mesi sono annunciate alcune manifestazioni culturali a Siena, Milano, Roma, Pesaro, Fermignano nel corso delle quali il tema del progresso intelletuale di massa, che dà titolo alla miscellanea delle edizioni Unicopli (e riprende alcuni motivi dell'omonimo convegno urbinate del 1987) viene illustrato e attualizzato attraverso un intervento intermediale: la proiezione di New York e il mistero di Napoli. Viaggio nel mondo di Gramsci raccontato da Dario Fo, prodotto da "Le Rose e i Quaderni", 1993. Dario Fo, che ha presentato recentemente il video presso la Biblioteca comunale di Arezzo, parteciperà a una o due delle manifestazioni in programma. Vengono invitati studiosi, politici, critici noti, ma da tempo assenti, come del resto tutta la cultura italiana, dall'impegno per Gramsci.
A Bari, a Roma, a Fano, probabilmente in altre città, si sono costituiti e operano pubblicamente o anche 'silenziosamente' gruppi di studio composti sia da giovani che da più anziani, con il fine preciso di leggere Gramsci e in particolare i Quaderni del carcere, sulla base dell'edizione critica gerrataniana.
Ancora Gramsci? Sì, perché i suoi Quaderni sono tuttora un oggetto sconosciuto; perché nell'epoca dell'egemonia delle imagini televisivi, insieme alle Lettere, agli Scritti giovanili, alla cronaca della sua vita personale e politica, essi manifestano una feschezza insolita; perché, se la sinistra e stata di nuovo rovinosamente sconfitta, ciò è dipeso anche dal fatto che essa di nuovo pare non aver "ancora trovato dei mezzi di espressione adeguati e propri", come sriveva [END PAGE 47] Antonio a Giulia nel 1929 a proposito della "nostra formazione mentale moderna"; perché giunti alla fine di questo secolo, ci troviamo oggi in più virulente presenza di alcuni grossi nodi e problemi aperti e lasciati irrisolti dal suo inizio; e quindi perché Gramsci . . .
Leggere Gramsci oggi non è facile. Non esistono in commercio edizioni valide dei testi ad uso ad es. scolastico e universitario. La vecchia edizione togliattiana è ormai inutilizzabile. L'edizione critica dei Quaderni--nonostante la straordinaria forza che emana dal flusso e riflusso delle Note e Appunti--non è facilmente accessibile a un più largo pubblico. Eppure questa necesaria opera di "traduzione" deve trovare la luce, possibilmente in tempi brevi. Lavorare in questa direzione può diventare un lavoro affascinante; anche perchè la lingua di Gramsci "se si prescinde dalla grammatica"--come egli diceva a proposito della lingua in generale--appare "un sistema di immagini": di immagini-idee, capaci di stimolare insieme (quel che oggi appare sempre più arduo, sempre più desueto) la forza dell'astrazione e l'immaginazione critica.
Per imparare a leggere la realtà anche attraverso Gramsci, ocorre in primo luogo lavorare per rendere godibile la sua opera al nuovo pubblico di oggi, che non lo conosce; ma occorre anche inventare modi "adeguati e propri" di studiare i suoi testi, così come il nesso tra la sua opera scritta e quella vissuta, tra il suo passato e il nostro presente.
Da dove cominciare? Ad esempio da questo pensiero: "La grammatica storica, non può non essere 'comparativa': espressione che, analizzata a fondo, indica la intima coscienza che il fatto linguistico, come ogni altro fatto storico, non può avere confini nazionali strettamente definiti, ma che la storia è sempre 'storia mondiale' e che le storie particolari vivono solo nel quadro della storia mondiale" (quaderno 29, §2, 1935).