Dalla "vocazione intellettuale" del Gramsci adolescente alla stesura e rielaborazione dei Quaderni, la Paladini circostanzia ed evidenzia i momenti fondamentali del percorso culturale, teorico e politico di Gramsci. Tra questi momenti una particolare attenzione è dedicata al Gramsci critico militante delle cronache teatrali, un vero e proprio breve saggio dell'autrice che analizza il passaggio dalla considerazione propriamente letteraria del fenomeno teatrale nelle prime recensioni alla fusione indissolubile del criterio etico-estetico e della prospettiva ideologica che caratterizza le successive.
Altrettanto circostanziata è l'evoluzione del pensiero politico di Gramsci dalla riconoscimento della "spontaneità" delle masse rivoluzionarie alla convinzione della necessità di un partito rigidamente organizzato che ne centralizzi la direzione attraverso un rapporto dialettico con il loro stesso movimento spontaneo, all'elaborazione del «criterio storico-politico» dell'egemonia, cui Gramsci ispira, come afferma la Paladini, tutta la riflessione dei Quaderni. Il rapporto del tutto inedito che Gramsci prospetta tra le due realtà del socialismo e della cultura è sinteticamente (come richiede un'introduzione) e efficacemente presentato ai lettori. Peraltro particolarmente sviluppata e più facilmente dominabile per l'autrice nell'immenso "laboratorio gramsciano" sembra essere la riflessione culturale, e più propriamente letteraria, dello "scrittore" Gramsci.
E' proprio a partire dalla considerazione di Gramsci quale scrittore che più volte la Paladini si sofferma sul carattere estetico della sua opera e in particolare sullo stile giornalistico proponendo uno studio specifico su quest'ultimo poiché «costituisce un esempio felicissimo di prosa moderna, di una prosa cioè capace di sposare la razionalità, la chiarezza, l'efficacia dell'argomentazione con la deformazione espressionista, e di cui, non a caso, mancano esempi nella cultura italiana del primo Novecento (ma non solo)».